La pazzia di Dio

“Dio,...
... Ma sei pazzo?”
“Sì...
Pazzo d’amore per te!”

L’esperienza dell’amarsi è tanto più bella quanto più è

folle; se l’amore si riducesse a uno stile di rapporti, ad una

sistemazione delle cose, ad un riconoscersi, a risultati ottenuti

e a dati di fatto, come potrebbe ancora essere amore

profondo ed intenso?

La dimensione della follia, di quell’essere circonda ti

dalle sorprese continue e dal rendere a nostra volta sorprendente

il nostro amare, ciò rende in effetti l’amore

capace di trasmettere il suo fascino, la sua attrattiva, la

sua bellezza. Quando una persona dice che ti ama, puoi

pure credergli, se ti ispira fiducia e consenso; ma quan do

una persona nel suo modo di atteggiarsi nei tuoi confronti

ti dimostra un interesse gratuito, quando è capace di

farti meravigliare oltre ogni aspettativa e ogni attesa,

quando il suo amore ti porta un continuo ed inatteso sorriso,

quando il tuo stupore di fronte a ciò è al massimo e

anche tu ti senti cambiare nel tuo stupirti, perché cominci

a trovare cose e realtà nuove e finora sconosciute, ecco

che allora ti rivolgi a chi ti ama così e sorri dendo gli dici:

“Ma... sei pazzo?”.

Già, chiunque abbandona il sistema delle cose fatte,

degli atteggiamenti d’abitudine, chiunque va al di fuori di

un certo modo di comportarsi, non può essere sospettato

che di pazzia, di follia. E allo ra ti viene da dirgli: ma cosa

fai, non vedi che stai sbagliando, non ti accorgi che stai

uscendo dagli schemi di tutti, dal conosciuto ed assodato?

È come dirgli: no, così non va proprio! Piantala!

Ma se chi è folle produce amore e te lo dona, se chi

consideri pazzo e cataloghi matto ti regala cose nuove e

mai sperimentate, che non ti rovinano ma ti aiutano a crescere

e ad amare, se poi ti aiuta ad assaporare il mistero e

ciò che tu senti di non avere e di poter ottenere lasciandoti

amare attraverso l’e sperienza folle di un folle, cosa gli

dici? Dentro di te vorresti che l’esperienza che ti viene

regalata continuasse; attorno a te senti che sareb be meglio

non ascoltare queste pazzie... Allora non puoi far altro che

rivolgerti a quella persona e dir gli sorridente e sorpreso:

ma... sei matto? E allora, dentro di te, ti accorgi che in

effetti gli stai dicendo: non capisco la tua pazzia, ma continua

così, per ché mi sento amato, perché la tua follia è

oltre quell’amore che io conoscevo, non contro di esso. Il

mondo di oggi, tra le sue molteplici realtà positi ve e belle,

conserva dentro di sé un atteggiamento ambiguo e fortemente

pericoloso: il ritenere ogni esperienza soggetta a

esplorazione e spiegazione, per poterla considerare valida:

vale solo ciò che si può conoscere con completezza, il

resto è illusione.

Per questo, ogni cosa deve essere sistemata, assicu rata,

completata, conosciuta e sperimentata; al di là di ciò, non

esiste più nulla di valido. Tutto è stato a poco a poco confinato

e recintato, secondo schemi e ragionamenti, in base

ad esperi menti... ed ora, tutto può procedere, secondo uno

o l’altro di tali schemi, seguendo una o l’altra delle vie

tracciate... L’importante è non uscire dalle vie, non “fuorviare”.

E così, anche l’amore, poco a poco, sta per essere

impoverito e limitato da questa mentalità; comin cia a

diventare l’amore conosciuto, alla portata, che rientra

nello schema di ogni atteggiamento umano. E così, l’amore

ha perso le sue caratteristi che: la gratuità, la fantasia, la

sorpresa. Chi ama, oggi, deve dare e ricevere, deve agire

cioè come in ogni altro rapporto degno di “validità”; deve

poter vedere ciò che va e ciò che viene, deve mantenere

l’equilibrio delle parti in causa.

Non ci si ricorda più che amore è attesa, senza spesso

niente di fatto tra le mani, senza risultati e frutti subito alla

portata; proprio l’attesa, oggi denigrata, perché considerata

strumento per falsare i rapporti, per evitare di dare o di

avere, un tempo era l’attrattiva dell’amore, lo purificava e

lo rendeva sempre più orientato non all’avere, ma all’essere

della persona. Già, era proprio questo il fatto essenziale,

allora: l’amore per quello che sei, non per quello che

dai, né per quello che ottieni. Questo discorso, oggi con -

siderato d’antiquariato, è invece proprio l’essenzia le di

questa esperienza che appare sempre meno affascinante e

sempre più consumabile.

Chi ama gratis è pazzo, è fuori di sé. Perché dovrebbe

farlo, quando tutto gli dice che egli è solo e che sta andando

contro lo stile della maggioranza, della mentalità di

tutti? Chi ama gratis si è fatto fregare dalle illusioni, è

fuori non solo di sé, ma anche dalla realtà, è un tagliato

fuori da tutto.

E se continuerà così... Prima non gli daremo ascol to;

poi, lo isoleremo, poi, se persiste nella pazzia, gli metteremo

un po’ di paura; se non la smette, lo rinchiuderemo in

manicomio, dove potrà sfogare la sua pazzia senza far

danno a nessuno di noi. Non sarà la pazzia di qualche forsennato

a metter ci paura!

E così, l’amore sta diventando sempre più una cosa

normale, ben nota a tutti e della quale il mondo d’oggi si

fa maestro.

Insegnare ad amare è potere della società; impara re ad

amare è dovere di chi vuoi farne parte. Proprio così...

Intanto, l’amore sta perdendo sem pre più la sua caratteristica

di gratuità. E la fantasia?... Roba dei bambini, questa!

Lasciamogliela, intanto, in modo che giocando con

essa non ci vengano a disturbare, ci lascino fare le nostre

cose e intanto loro restino anche occupati per un po’. Un

giorno poi cresceranno...

La fantasia troverà l’impatto con il muro della nostra

realtà e si sfracellerà contro di essa; allora, il bambino

dirà: basta! Ora devo essere un adulto, basta con queste

fantasie che non mi danno nien te e che non mi permettono

di dare niente. Il bambino, non più bambino, entrerà

nella realtà di oggi e si sistemerà, troverà il suo sistema, la

sua organizzazione della vita... Ce ne sono tante di possibilità!

Basta che non riprenda le sue fantasie: rovinereb -

bero lui e noi, non glielo permetteremo.

“Sì, non ho vergogna di dirlo, mi drogo! E allora? Mai

visto un drogato? Ma lo sai almeno perché? Cosa credi, sia

stata una scelta libera? No, ho dovuto; e ora, non riesco

più nemmeno a smettere; beh, tanto... Cosa interessa, a chi

interes sa se io mi drogo o no?

Almeno, in questi momenti, trovo quello che nes suno

mi ha mai permesso di raggiungere: immen sità, sconfinatezza,

infinità... Che mi dici? Che ci sono altri modi per

raggiunger li, e in modo migliore?

Vallo a raccontare a un altro, io adesso sto così! Ma non

vedi che schifo di vita? Non vedi che monotonia, che è

sempre la stessa precisa realtà, che si ripete e si ripete,

monotona, pesante, opprimente?

Almeno adesso mi illudo, anche se solo per un poco, di

poter amare, di poter essere amato; senza la mia droga,

sarei solo certo di essere nessuno. Vai, vai... Vai là fuori,

anche tu tra quella gente che non sa neppure cosa significhi

sognare. Io? Sì, sogno in modo sbagliato, ma almeno

sogno! Correggermi? Ah, ah! Rido!

Troppo tardi e inutile; prima provocate il mio erro re,

poi lo volete correggere! E per cosa poi? E quand’anche

mi facessi correggere, tu, dimmi, cosa mi offri, che mi

proponi? Ah, ah... Ma lascia che mi buchi, e tu pensa ai

fattacci tuoi, che io intanto sto meglio che prima!”.

Pensavano di aver eliminato la fantasia, quelli del

mondo adulto, ma non si accorgevano ancora che un tale

bene non può essere eliminato dall’uomo, che sempre e ad

ogni costo, anche per vie sbaglia te, l’andrà a cercare, per

cercare dalla fantasia quello che solo lei può dare: l’arte

del vivere. Ma l’arte non produce e non rende secondo il

mondo adulto d’oggi, per cui anche la fantasia non è capita,

anzi, viene continuamente cacciata fuori, come intrusa

nell’umanità... E così, l’amore sta perdendo la fantasia, e

sta perdendo, ciò che è ancor più grave, se stesso.

Sorprenderci?...

Ma non è possibile, dove tutto sta per essere pro -

grammato, inserire la sorpresa! Rovinerebbe il programma...

Bisognerebbe cam biare; dopo tanto lavoro di sistemazione,

ti rendi conto?... Cambiare?... Impossibile!

Amare è essere legati, stretti, vicini, corpo a corpo...

Non ci si ricorda più del gioco a nascondi no, dove il senso

della ricerca, la sorpresa del gioco, rendeva tutto quanto

più affascinante, più irresisti bile e più profondo.

La lontananza, allora, faceva ritrovare i motivi dello

stare vicini, faceva riscoprire gli aspetti dimenticati, trascurati,

da recuperare; oggi, amarsi vicino ci rende lontani

nell’amore; è un amore che si restringe, che si chiude e

si impoverisce nella monotonia dei corpi, dimenticando il

volare dello spirito, la sorpresa del mistero, che ti avrebbe

fatto dire: più ci avviciniamo, più non ti conosco, e per

questo ti amo! La sorpresa!

Ridotta ai concorsi e alle uova di Pasqua, i cui risul tati

già spesso conosciamo. Le sorprese della vita!...

Non parliamone, si direbbe oggi, perché fanno solo

provocare la paura, il sospetto di fronte al non noto, al non

previsto, al non programmato. Sorprendersi è rincorrersi

per gioco... Già, dire que sto proprio oggi, dove uno se ti

rincorre lo fa solo per fregarti o per chiederti, per imporsi

a te; dire questo oggi, dove l’ideale è la sicurezza, la stabi -

lità, la base sulla quale poggiare. Immersi nelle cose tanto

complicate, come è possi bile meravigliarsi, scoprendo le

cose semplici? Ci siamo abituati, a tutto: a me stesso, agli

altri, al mondo, a Dio stesso. Cosa c’è da scoprire ancora?

Anche le più recenti scoperte scientifiche ormai non

fanno più colpo, non richiamano più nessuno alla sorpresa,

sono solo l’oggetto delle verifiche e delle ipotesi, e di

altri esami più approfonditi. Ritornare a scoprire le cose

semplici? Già, sarebbe bello... Ma ora anche esse sono

tutte inquinate, non sono più semplici, sono piene zeppe di

elementi incasinati e da esaminare. Già, forse stanno

diventando più importanti delle realtà stesse le cose da

esaminare che le circonda no: non vediamo più il cielo, ma

tutti gli elementi che vagano nell’atmosfera; non vediamo

più il mondo, ma tutto ciò che lo circonda e lo minaccia;

non vediamo più l’uomo, ma solo tutti i suoi pro blemi;

non vediamo più Dio, ma solo l’uomo. E tutto questo

andazzo ci ha complicato tutto quanto, e ci ha tolto la possibilità

di sorprenderci, di fermarci, di guardare per contemplare.

Guardiamo per avere, per ricevere, per esaminare,

per accertare, per evitare, per calcolare... Mai guar -

diamo per contemplare, e così non raggiungiamo più le

realtà come sono: sorprendenti. Già, ci siamo abituati. “E

Dio, quel pazzo, che fa? Gioca, già, ecco che sta a fare... a

giocare! Vuol mettere di nuovo in ordine tutto, dice Lui,

vuol fare la sua ricreazione! Matto! No, non glielo dico

che è matto, per rispetto; sai, è sempre Dio, quello che ha

fatto tutto... Cosa vuoi dirgli?

Lasciamolo fare... Noi faremo le nostre cose; lasciamolo

giocare, tanto di danni non ce ne farà più.

Noi, su, pensiamo al nostro da fare, che abbiamo cose

più importanti!

...Che?!... Vuole che anche noi adesso ci mettiamo a

giocare con Lui? Ma è proprio matto!

Chiudete la porta, che così non ci disturberà più! ...Ehi,

dove vai tu? Ehi, torna qui con noi... Dove vai? Un altro

matto... Avete chiuso? Bene, vediamo un po’ i nostri pro -

getti dell’altro giorno; a che punto eravamo rimasti?”.

“Eccomi qua, Signore... Non me la sento di condi videre

con loro quei progetti; hanno reso il tuo Vangelo una

notizia ‘detta bene’, altro che bella notizia; Signore, sono

qui a tua disposizione... Vorrei fare quello che tu mi chiedi...

Chiedimi qua lunque cosa, la farò...”. “Torna là e proponi

loro di uscire a giocare”.

Ed ecco allora la pazzia di Dio, la sua insistenza d’amore

smisurato, incalcolabile e paziente, questo amore denso

di gratuità, di fantasia e di sorprese; questo agire incomprensibile

umanamente, e per questo ritenuto una follia.

Un Dio pazzo, perdutamente innamorato dell’uo mo,

che va oltre ogni schema, che sconfina oltre ogni sistema

e non può essere racchiuso nello spa zio logico.

Un Dio che gioca, che si diverte a farsi cercare per farti

trovare te stesso e quindi vivere nella gioia.

Un Dio che non si lascia definire, ridurre e spiega re

come il Dio quieto e tranquillo che mai scomo derebbe

nessuno; piuttosto, invece, birichino, che sconvolge ogni

idolo fatto dall’uomo e chiamato col Suo nome; un Dio

che non si lascia identificare in nulla, al di fuori di Lui,

l’Indefinibile. Se il tuo Dio è normale, è il Dio noto e

tradiziona le, non è certo Lui; e Lui stesso ti aiuterà a

incon trarlo, partendo dalla sua grazia. Quando ti accorgi

di quello che Lui sta facendo per te, ti viene proprio da

dire: ma... Dio, sei pazzo? Vedi che sta compiendo cose

impossibili, assurde, illogiche, ma senti in te la ricchezza

della sua gra zia, per cui gli sorridi, quasi ad invogliarlo nel

suo agire per te.

E Lui ti risponderebbe: sì... Sono pazzo d’amore per te.

Dio contro Dio: il Dio vero, che sta per abbattere ogni

forma di Dio che l’uomo, con l’andare del tempo, ha cercato

di costruire e ha definito. Dio, che dice di nuovo, con

maggior forza e chia rezza di una volta: non avrai altro Dio

all'infuori di me.

Nessun dio può sussistere, all'infuori di quello che

veramente è Dio; quello che l’uomo spesso chiama Dio ha

poco a che fare con il vero Dio; per questo, Dio contro

Dio, la fede si va purificando. Certo, pare più comodo

avere il dio nostro, che ormai il tempo ha reso noto, sicuro,

accomodato alla nostra mentalità di vita, accomodante

in ogni situazione, e proprio per questo poco affascinante,

poco cercato, molto serio e spesso sopportato. Quando la

nostra immagine di dio, di questo nostro dio fatto a nostra

immagine e somiglianza, cade, ecco emergere, senza possibilità

di riduzioni e di definizioni, la presenza di Dio

come mistero, come continua scoperta e fascino sempre

più intenso.

Non è più un Dio del Vangelo, ma un Dio-Vangelo: un

Dio buona notizia, interessante più che mai, da accogliere

come gusto e sapore della vita. Un Dio pazzo, quindi,

umanamente, che ti chiede pazzie per realizzare in pieno

la tua vita; un Dio che chiede non poco, non molto, ma

tutto, la pie nezza; con Lui si gioca con la vita in palio.

Egli, che non offre nulla di veramente sicuro e chia ro da

vedere, chiede la totale fiducia, chiede il rischio, non

lascia nulla nella tranquillità e nel dolce vivere.

Con Lui, con la sua presenza, non v’è più un atti mo di

riposo; eppure proprio così la serenità cresce e dà senso

alla vita. Se non ti fidi, se preferisci rimanere attaccato al

dio sicuro e dato da sempre, all’immutevole immagine che

ti è stata consegnata da fuori e che da tempo rimane tale e

quale, se non te la senti di rischiare con questo nuovo Lui,

fai pure... Ma d’ora in poi non puoi ignorarne la presenza

accanto a te, non puoi dire che Lui non c’è, non puoi non

vedere sempre di fronte a te la possibilità di scegliere, di

camminare, di rischiare.

Tieniti stretto pure quel tuo dio, ma ricorda che ora Dio

è contro dio; se il tuo Dio è Dio, resterà e cre scerà come

presenza sempre più profonda in te; ma se non è Lui, il tuo

dio a poco a poco si sgretolerà, come idolo, perché ora Dio

è contro dio. “Non avrai altro Dio all’infuori di me”.