Il pescatore pescato

Mentre la Chiesa
sulle acque vi galleggia,
Gesù
sulle acque vi cammina.

È lui, Pietro...

Lui, che vedendo Gesù avanzare camminando sul -

l’acqua, dopo i primi timori, sembra ergersi a difendere i

suoi compagni di barca, e a nome di tutti dice: “Se sei tu,

Signore, comanda che io venga sulle acque!”.

Sembra dire ai compagni: non preoccupatevi, ci penso

io, rimanete calmi; sembra dire a Gesù: fa’ vedere che sei

proprio tu! Pietro emerge dalla barca attraverso il suo

impulso di generosità, di istintività, del mettersi di fronte

a tutti quanti come il rappresentante degli altri; nello stesso

tempo, le sue parole sembrano nascon dere anche il

desiderio di poter accertarsi che quel lui sia Gesù.

“Se sei Tu... Sei Tu, Signore?”. La sua ricerca di Gesù

diventa il poter condividere quell’esperienza eccitante:

camminare sul mare! Il suo desiderio, accanto a quello

della rivelazione dell’identità di Gesù, è anche di poter

vivere quella esperienza che Pietro ritiene favolosa e

appetibile: riuscire a camminare sull’acqua; Signore,

fammi fare quello che stai facendo - sembra voler dire. E

Gesù lo accontenta, a quanto pare: “Vieni!”.

Così, gli dice: “Sì, sono io, e tu puoi fare questa esperienza,

vieni e vedrai”.

Ma l’invito di Gesù è radicale, non è il semplice: vieni

a vedere che sono Io, vieni e prova come è bello... Gesù

chiede l’eroismo della fede, della tota le rinuncia e del

seguire Lui: rischiare, non restare al sicuro nella barca

quando attorno ci sono le onde furiose; addirittura lasciarsi

camminare tra di esse con più niente sotto i piedi di stabile,

solo con la fede, cioè col sostegno della presenza di

Lui. E Pietro, oltre che generoso, è anche eroe, amante del

rischio, capace di sfidare il vento contrario: per sé, per gli

altri, per vedere Gesù. Scende dalla barca...

Lasciare la barca, l’unica sicurezza rimasta... La barca:

l’immagine di quella Chiesa che, chia mata a navigare tra i

flutti, si è strettamente anco rata e si lascia sballottare dal

vento contrario, ma non si muove più, per non rischiare...

Questa Chiesa di oggi, dove mancano quelle teste matte

ma generose come Pietro; dove tutti preferiscono attendere,

stretti e con la barca ferma, che tutto si vada risolvendo...

Questa Chiesa dei sistemi e delle belle organizzazioni,

dove l’importante non è più sentire Gesù che dal largo

dice: “Vieni!”, ma l’uni ca cosa della quale preoccuparsi è

il dover rimane re a galla tra le forze contrarie; dove il salvarsi

non è più la fede, ma la sicurezza delle ancore

umane. Pietro, dove vai?

Non vedi che è un fantasma? È la paura a dominare,

non più la fede. Anche la fede di Pietro vacillerà su queste

paure, sulla paura del vento contrario, sempre più forte;

ma il suo rischiare permette a se stesso e agli altri di poter

riconoscere Gesù; anche la fede di Pietro non è la perfezione,

e quando vede se stesso che cammina sull’acqua

guarda ai suoi piedi e non più a Gesù, e allora affonda...

Ma proprio mentre affonda, la sua fede emerge.

Una fede, la sua, profonda proprio perché affonda; proprio

perché lì, in quel momento, egli riscopre dalla bassezza

della sua poca fede il bisogno di Gesù: “Signore, salvami!”.

Ed eccolo, il pescatore... pescato dalla grazia; il

pescatore di uomini pescato da Dio, colui che pescando gli

altri, prima di tutto è lui il pescato. Nella paura, negli altri,

c’è la lontananza di Gesù; nella sua paura, proprio perché

ha rischiato, c’è l’avvicinarsi di Dio: Gesù stese la mano,

subito... Lo afferrò: afferrato dall’amore, dalla presenza

della grazia, che mai si fa attendere là dove la nostra fede

viene meno. E Gesù che gli dice: “Uomo di poca fede, perché

hai dubitato?”: perché non hai proseguito, come avre -

sti potuto? Perché ti sei fermato, che avevi le capa cità per

continuare? Perché questa poca fede, mentre l’avresti

potuta accrescere nel tuo cammino... sull’acqua? Ed ecco

allora sentire tra queste parole non solo il rimprovero per

la sua poca fede, ma soprattutto il richiamo a una fede più

viva, il dispiacimento di Gesù ma anche il suo mostrare

che il cammino poteva essere completato. Che figura...!

Pietro, che sta annegando!

Lui, quello che doveva essere l’eroe, il rappresen tante,

il richiamo! Che figura... Chissà com’è restato male!

Ma proprio attraverso questa esperienza, quelli della

barca, che stavano a vedere, potranno dire a Gesù: ‘Tu sei

veramente il Figlio di Dio!”. Pietro, con la sua esperienza

nella quale material mente ha fallito, sembra non aver concluso

nulla; invece, da essa gli altri ricevono una forte

testimo nianza: quella del doversi fidare di Dio. Se la fede

di Pietro è poca, quella dei suoi amici che se ne stavano

nella barca, è minima, ancor di meno della sua; e a tutti,

questa esperienza sembra dire: aumentate la vostra fede!

Com’è difficile oggi rivedere l’esperienza in noi di un

Dio che cammina sull’acqua, che ci viene incontro dalle

vie impossibili ed illogiche, fuori dagli schemi, e ci dice:

“Vieni... Per queste vie!”. Siamo ormai abituati ai percorsi

di Dio, ad un Dio che diciamo e consideriamo tanto più

concreto e vero quanto più Egli cammina, proprio come

noi, con i piedi per terra... Altro che Gesù sulle acque! E

la barca?

Un tempo, allora, era proprio la barchetta coi remi; ora,

con il progresso, ci siamo adattati anche noi, per essere al

passo coi tempi, e ci siamo allestiti di uno yacht, di un bel

panfilo, che sa resistere a tutti i flutti e ad ogni violenza

dei venti: ci siamo adat tati, conviviamo con le bufere,

sicuri, sul nostro modernissimo barcone.

Non ci fanno più paura gli sconosciuti... Perché, anzitutto,

non li vediamo più: sulla barca c’è sem pre attività...

Non c’è più tempo per guardare al mare; e se qualcuno per

caso vedesse anche uno di quei “fantasmi”, non ci impauriremmo

certo più di tanto... Chiameremmo la capitaneria

di porto, per togliercelo di torno.

E così, sulla barca di oggi, siamo tutti lì a divertir ci; ci

siamo dimenticati d’essere pescatori, ci siamo messi in

vacanza, abbiamo trasformato la barca dei navigatori e dei

pescatori in una roulotte del mare, campeggiata sulle

acque, dove è meglio mangiarlo, il pesce, piuttosto che

pescarlo. E così, dimenticandoci delle fatiche dei pescatori,

ci siamo dimenticati, a poco a poco, anche delle loro

passioni e della loro vita... E delle nostre passioni e della

nostra vita, di quella vita del rischio del mare, e della fede

in uno che ci raggiunge dall’acqua... Cullati dalle acque,

non ce la sentiamo più di dominarle.

Sono esse a dominarci.

Gente di poca fede, perché... avete scelto di lasciarvi

dominare dal mare? Potremmo già sentirla, la risposta:

non vedi che il mare ora è calmo, non ci sono più i flutti?

E perché mai navigare, e per dove? Ancoriamoci qua e

godiamocelo, questo mare... Viviamola questa vita!

Se il mare si farà mosso?

Niente paura, basterà chiudere tutti i portelli e le porte,

e organizzarci...

Gesù sulle acque non ha senso... Se vuole, può sali re

sulla nostra barca, basta che non ci dia troppo fastidio.

L’abbiamo atteso per un po’... Ma non è venuto; allo ra,

abbiamo messo qualche sua foto, qua e là; ogni tanto

richiamiamo i suoi fatti, celebriamo i nostri momenti religiosi...

E così, è come se Lui ci fosse.

Gesù intanto cammina sul mare e dice: “Vieni”. C’è

bisogno che, come Pietro, qualcuno risponda, non solo per

sé, ma anche a nome degli altri, di chi resta sulla barca e

non se la sente ancora, per un motivo o per un altro, di

camminare sulle acque. Lui, Pietro, sarà il richiamo anche

per loro; lui, nonostante, anzi, attraverso la sua debolezza,

farà emergere la possibilità di ognuno a seguire quel “Lui”

riconosciuto come Gesù. C’è bisogno che Pietro testimoni

ancora che quella “poca” fede non deve ridursi allo spegnimento

di essa, ma che essa è proprio come il granellino

di senape che, alimentato dalle parole di Gesù, cresce e

diventa una fede più grande. E se il Pietro di un tempo era

una figura eroica e generosa, non certo lo sarà di meno chi,

oggi, non sceglie di abbandonare soltanto la barchetta

agita ta dalle onde, ma proprio quella comoda imbarca -

zione, sicura, piacevole e appagante, per scegliere un mare

ancor più violento e furente... Scegliere come Pietro, oggi,

è scegliere più di Pietro.

La tentazione di starcene lì sulla barca è molto, troppo

forte. E così, appare sempre più lampante la lacerazione

tra Gesù che cammina sulle acque e la barca, che su esse

galleggia sicura. E potrebbe per chissà quanto andare

avanti, sempre così... L’acqua, pur forte, non entrerà mai

all’interno di questa moderna barca, attrezzata in modo

che neppure una goccia del mare la invada... Ma il vento,

il vento contrario, quello no, non è possibile evitarlo; per

respirare e vivere, occorre che l’aria penetri, entri in questa

barca... E il vento contrario, a poco a poco, intacca

l’ossigeno e inqui na la vita dei sereni galleggiatori; già,

l’aria di monotonia, di nausea e di morte entra, sempre più

intensamente, per essere respirata come l’aria della fine. E

oggi, da tante cose, ce ne stiamo accorgen do: tutto diventa

più triste, meno vivibile, più pro blematico. Il vento contrario...

che stava per far affogare anche Pietro.

La paura del vento contrario arriva non più ora da fuori,

ma da dentro, dal nostro stesso respiro; e così, ci scopriamo

proprio ora gli illusi del piacevo le mondo ancorato sul

mare. Proprio adesso riscopriamo Pietro; lui, che affrontò

quel vento contrario, anche per noi, partendo dal suo stesso

respiro: il vento favorevole più vicino a lui... a noi,

anche. Fu proprio quel poco vento, quella poca fede, con

la quale gridò: “Signore, salvami!” che gli fece incontrare

Lui, la salvezza.

Ora, anche per noi: il vento contrario, che ci sta rovinando,

contro il vento favorevole, che salva: il nostro stesso

respiro; ora, anche per noi, la possibi lità di poter respirare,

a pieni polmoni, la grazia... Basta solo chiamare:

“Signore, salvami!”. Cos’è che ci fa ancora esitare? La

nostra barca, forse: lasciarla è troppo rischioso; rischiare

di vivere partendo dal poco conviene, quando puoi morire

contento godendoti quel poco che la vita ci dà? “Uomo di

poca fede...”. Poca è la fede... Già, ma perché darsi da fare

per accrescerla? Non ci basta questa?

Perché lasciarla, rischiando di perderla, perché camminare

sull’acqua, quando abbiamo sicuri i piedi per terra?

Per averne una maggiore? E chi ce la garantisce? ...

“Vieni”... Sembra proprio di risentire quel profondo

richiamo che percorre la radicale esperienza del Vangelo:

“Vieni e seguimi”.

Fidarsi di Lui oggi, quando ci siamo ben abituati a

fidarci di noi, diventa sempre più esigente e troppo radicale,

dal nostro punto di vista. Pietro, attraverso la barca,

arriva a Gesù; noi pre feriamo, attraverso Gesù, arrivare

alla barca. Per Pietro, il punto di arrivo è Gesù... Per noi,

la barca; è così, ci siamo arenati, illudendoci di esser ci

ancorati.

E mentre noi, considerandoci arrivati, sulla barca cerchiamo

sempre meno, Pietro scopre con sorpre sa che quel

punto di arrivo che è Gesù non è altro che il punto di partenza;

per lui, dalla poca fede attribuitagli da Gesù si può

andare avanti; per noi, dalla poca fede che ci sentiamo

addebitare da Gesù, si resta fermi.

A Pietro, ora desideroso di camminare con Gesù, quella

poca fede non basta più: essa deve cresce re... Per noi,

che non cerchiamo altra fede e altri modi di camminare se

non quelli umani, questa poca fede basta... e avanza.

Rileggendo quelle righe del Vangelo che descrivono

l’avvenimento, mi immagino di accostare questo fatto

all’esperienza educante dell’amore di una mamma nei

confronti del suo bambino: l’invito di una mamma a far

entrare il bimbo nell’esperienza del mondo della crescita,

che comporta la caduta, ma che trova sempre presente la

madre che con la mano recupera là dove si sbaglia e ti

dice: “Sta’ attento, perché non mi ascolti? Perché non ti

fidi di me?”. E queste parole della mamma dette al figlio,

sono proprio le parole che Gesù rivolge a Pietro, e che Dio

oggi rivolge a me; esse suonano di rimpro vero, ma sono

soprattutto lo stimolo a crescere, a non sbagliare ancora

così, a mettersi in cammino... ...Sull’acqua...

Questo Dio che ci raggiunge attraverso le sue, che non

sempre sono le nostre vie; che spesso e volen tieri sceglie

le righe storte per scrivere, i nostri affondamenti per salvare,

le nostre illogicità per parlare.

Quest’acqua, simbolo del nostro Battesimo, nella

quale, come Pietro, lasciarsi morire con Gesù di fronte,

per ritrovarci, da battezzati, a rivivere l'esperienza con Lui

in modo ancora più pieno, da risorti. Sentire la mano di

Dio che ci toglie dall’ac qua soffocatrice e ci fa camminare,

dominatori, nel mare dell’umanità... ...Signore, salvaci...

Liberaci dal male... e dal mare.

I dubbi di Pietro e degli amici hanno loro permes so di

avere l’occasione di poter ritrovare lo stimolo ad una fede

più viva, attraverso le parole dette loro da Gesù: “Uomo di

poca fede, perché hai dubita to?”.

E così, hanno accresciuto la loro fede. Noi, con le

nostre sicurezze, con la nostra poca fede della quale ci

inorgogliamo, incapaci di poter ritro vare lo stimolo ad una

fede più viva, potremmo solo sentirci dire da Lui: “Uomo

di poca fede, per ché non hai dubitato?”.