La figlia dei cani

La fede è l’anima
della religione;
senza di essa anche
la miglior religione
sarebbe soltanto
un sistema assassino.
A quei tempi, il popolo d’Israele si considerava il popo -

lo eletto: scelto da Dio tra tutti gli altri, esso si riteneva il

giusto, il migliore, proprio per questo; e considerava gli

altri, specie i popoli non credenti, razze inferiori. Tra questi

altri popoli, c’erano i Cananei, vicini ai territori occupati

dalla gente d’Israele. Gli ebrei consideravano queste

persone della gen taglia, anzi, dei figli di cani, una razza

veramente inferiore e disprezzata.

Nella mentalità ebraica, accanto all’amore per le leggi

di Dio, si insegnava a pensare anche così, riguardo a questi

pagani. Un giorno, una donna cananea si recò da Gesù,

implorandolo per sua figlia, che stava male: “Pietà di me,

Figlio di Davide; mia figlia è crudelmente tormentata da

un demonio!”. Ma Gesù, silenzio, neppure una parola; non

la degna d’attenzione. Il silenzio...

Quel silenzio di Gesù che indicava il non prendere in

considerazione... Ma come, tu, Gesù, ti metti a fare il

superbo? Perché questo silenzio?

Gesù tace. Ma il suo silenzio sembra dire: ecco, così
vorrebbe la nostra religione ebraica!

Così dovrei fare incontrando questa gente!

Egli vuoi sottolineare che sta agendo proprio come

vuole l’atteggiamento del buon ebreo: distacco da questa

gente di cani... Il popolo eletto non deve contaminarsi con

questa gentaglia!

Gesù, che si prepara ad assumere col suo silenzio la

legge ebraica, vuol richiamare la nostra attenzione sul

dove questa mentalità ci porta; sembra proprio dirci: guardate

ora, facendo come dovremmo fare, seguendo la

nostra mentalità di rifiuto, dove stia mo andando! Dove,

chiediamo?

Gesù, col suo silenzio, ci porta a mettere la nostra

attenzione meglio ancora a questo momento, a vedere

come andrà a finire, vivendo secondo le regole vigenti

questo incontro. ‘Ma quella insisteva, tanto che gli stessi

discepoli, pur di farla finita, chiedono a Gesù: dai, mandala

via, esaudiscila, dalle ciò che chiede!’.

Ma Gesù non la smette: vuol far vedere, anche a loro,

ai suoi amici, dove porterà quella legge ebraica con i suoi

atteggiamenti; e continua nel suo assumere l’atteg -

giamento che la mentalità del buon ebreo richiede rebbe in

questo momento.

Risponde: “Non sono stato inviato che alle pecore perdute

della casa d’Israele”; risponde come risponderebbe la

legge, in questo caso: solo per quelli di Israele la salvezza,

solo per loro la grazia; gli altri, si arrangino: sono gente

inferiore, non sono il popolo eletto! Ma la cananea non

desiste, e permette a Gesù di arrivare a chiarire fino in

fondo le ambiguità dei comportamenti della legge religiosa

ebraica, il pericolo che il popolo eletto, da strumento

per tutti i popoli, si riduca al solo luogo di elezione, esclu -
dendo tutti gli altri, ritenendo se stesso l’unico, il solo.

Ed ella si avvicina ancora a Gesù: “Signore, aiuta mi!”.

La risposta di Gesù farebbe esultare chi nella legge

ebraica confida in tutto e per tutto: gli ebrei rigoro samente

osservanti, qui gli avrebbero battuto le mani: stupenda

risposta, proprio in perfetta conformità con la nostra mentalità:

“Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai

cagnolini”.

La salvezza, ribadisce Gesù, secondo la nostra legge

ebraica non può permettere che a voi, figli di cani - come

la legge vi invita a considerarvi - venga data quella grazia,

che solo a noi figli eletti, secondo la legge unici, deve

essere elargita. Voi, secondo la nostra legge, ne siete esclusi...

Non è così, forse? Gesù sta arrivando a dimostrare il

grande paradosso dell’applicazione delle leggi in se stesse.

E la donna cananea, che non vuole assolutamente trasgredire

quella legge che la sta condannando, la supera

attraverso la sua risposta di fede: “È vero, Signore... Ma

anche i cagnolini si cibano delle bri ciole che cadono dalla

tavola dei loro padroni”.

La risposta della fede vince sugli argomenti, pur logici

e riconosciuti, della legge religiosa, e permet te a Gesù di

elogiare questa donna che, con la fede, chiedendo briciole,

ora ottiene grandi cose: “Donna, davvero grande è la

tua fede! Ti sia fatto come desideri!”.

Gesù ora può mostrare la grandezza di questa fede e la

banalità delle strette applicazioni delle leggi religiose,

volte a escludere e a chiudere in se stesso il popolo.

Con l’applicazione delle leggi si chiude il popolo, solo

con la fede le leggi diventano sensate e vera mente religiose;

altrimenti, anche la religione diventa un sistema assassino

che porta alla chiu sura in sé e all’esclusione degli altri.
Gesù ha condotto per mano, in questo fatto, la donna cananea

e la legge ebraica, e le ha poste di fronte a noi, perché

siano viste così come sono in verità: la donna cananea, con

la sua profonda fede; le leggi, con la loro grande ambiguità.

Oggi, non siamo molto lontani da queste situazio ni.

Applicare la legge religiosa tale e quale, senza l’a nima

della fede che le dia vita, è una tentazione che spesso è

seguita.

L’elezione degli eletti e l’esclusione degli altri, si ripete

anche oggi, non solo nei casi di razzismo, ma anche e

spesso nella stessa religione, vissuta lontana dalla fede.

E non solo tra la religione e le sette religiose, dove lo

scontro è di questo tipo: noi siamo la religione vera, voi

sbagliate tutto, siete in errore, siete... “figli di cani”!... No,

non solo tra la religione e i gruppi religiosi che sorgono

attorno, ma all’inter no della stessa vita religiosa: l’integralismo.

Io sono cattolico, io vado in chiesa la domenica, io

faccio la comunione, io sono stato battezzato...

Tutti modi per ritenerci noi i buoni ed escludere ogni

altro dalla nostra salvezza.

Detto in confidenza, spesso i più malvagi sono pro prio

coloro che vivono con più osservanza la reli gione.

Ed ecco perché allora proprio nelle famiglie religio se

sorgono i battibecchi più potenti e le calunnie più forti;

ecco perché pullulano le discordie più che mai tra esse;

ecco che scopri che l’odio più intenso sorge proprio da

coloro che sono stati, un tempo, battezzati; già... Senza

porre giudizi su nessuno, proprio coloro ai quali è stata

desti nata la maggior grazia, perché la utilizzassero a favore

di tutti gli altri, hanno chiuso a se stessi e agli altri i

canali della grazia e hanno cominciato a rendersi più ottu87

si e chiusi nella religione stretta mente osservata... Proprio

quella nel nome della quale si compiono le più grandi

atrocità e si giun ge anche a chiamare gli altri: “figli di

cani”.

Bei discorsi, ci vuoi sottolineare Gesù col fatto della

donna cananea, quelli di una religione che basta a se stessa:

discorsi logici e attinenti, secondo la legge... Che però

sono destinati a uccidere. Una religione può nascondersi

dietro leggi e regole sofisticate, per giungere come scopo

soltanto a salvaguardare se stessa, cioè chi la crea, escludendo

sempre più e sempre più profondamente ogni altra

realtà, fosse anche l’uomo.

E tra queste altre realtà, anche la fede corre il rischio di

essere gettata via come inutile: ci sono già le leggi, chiare;

le regole, ben fatte... A che serve la fede?

Non ci si ricorda più che essa è l’anima per vivere quel

tutto, che altrimenti risulterebbe moribondo e mortale.

Grazie, donna cananea, di averci richiamato, con la tua

profonda fede, per cercare dove sta finendo la nostra.

Noi spesso non ci accorgiamo di escludere gli altri...

Certo, siamo talmente intenti ad esaltare noi stessi, che

vediamo solo noi, unici, i soli pre senti; non escludiamo

nessuno a parole, aperta mente, esternamente...

Soltanto esaltiamo noi stes si. E questo ci permette di

lasciare la coscienza a posto nel dire: non abbiamo fatto

male a nessuno: per noi, tutti sono uguali.

Solo che gli altri, noi, dal nostro piedistallo, non li

vediamo più.

La fede della donna cananea non combatte, ma supera

la legge stessa, ridonandole i significati che essa stava perdendo,

a causa del troppo rigorismo e del legalismo. La

fede vince superando, ponendo un nuovo e ina spettato

significato, rianimando le realtà che si stanno perdendo.
Della fede della donna cananea noi, più vicini di lei, legalmente,

alla grazia, ma più lontani di lei, quanto alla vita,

abbiamo bisogno.

Gesù ha mostrato come affermando la religione in se

stessa, non si può giungere ad altro che a negar ne la validità

e la positività; la religione, da se stes sa, è mortabile,

destinata alla morte.

Ed ecco allo ra riapparirci davanti i bisogni degli uomini,

spes so simili e vicini a quelli della donna cananea, che

ci interpellano e ci chiedono la nostra presenza.

Ed ecco ripetersi la scelta: essere legalisti, pensare alle

leggi, a cosa esse richiedono e impongono, o lasciare che

sia la fede a entrare come prima, come anima di tutto,

anche di esse. Una religione senz’anima, o una fede che

porti alla religione.

O donna cananea, figlia dei cani, hai sfidato il muro della

legge con la tua fede, per trovare, al di là di esso, Gesù.

Gesù, hai sfidato questa donna figlia dei cani, perché ci

mostrasse di chi veramente fosse figlia: con la sua fede,

riconoscendoti come il Figlio di Davide, essa ha abbattuto

il muro dei figli dei cani, perché tutti potessero riconoscere

che anche loro sono i figli di Dio.

Ed ora, Tu, Gesù, sfidi, noi, oggi, a scegliere tra te e la

nostra religione, dandoci la possibilità di abbattere il muro

che c’è tra noi e Te, tra noi e noi, tra noi e gli altri.

Rafforzare la nostra religione, o lasciarci vivificare dalla

fede; questa scelta ci dirà se siamo capaci di vivere da figli

di Dio o di morire da figli della legge.

Già... Venissero da me a chiedere pietà!

Nessuna pietà per queste persone, per questi figli di

cani che non hanno più il senso di nulla, che non sanno più

nemmeno che cosa fare! “Pietà di me..”.
Nessuna pietà!

Siete più ricchi di me, voi!

Credete di imbrogliarmi, di andare contro la legge, di

evitarla? Ve la diamo noi la pietà!

Ne abbiamo abbastanza di voi, figli di cani!

Non fatevi più vedere, se ci tenete alla pelle!

Andate via, che da mangiare ne avete più di noi!

Ma perché se la prende tanto quello lì?

Ehi, tu, perché te la prendi tanto?

Ma non preoccuparti di loro!

Guarda me: sono contento, non mi creo seccature e

vivo bene! Vado a messa, prego... Sì, sono cristiano, e me

ne vanto! Tiro su la mia famiglia, penso al mio lavoro;

ogni tanto, qualche bel divertimento che ti rilassi.

Gli altri...? Vivi e lascia vivere: non rompere e non ti

romperanno; meglio di così! Perché ti stai a rodere il fegato

per loro? Pensa a te stesso, ai fatti tuoi... Agli altri,

pense ranno loro stessi! Ringrazio il Signore che mi permette

questa vita: soldi, salute, famiglia: ecco ciò che

conta. Ringrazio di essere cristiano e non cambierei la mia

religione con nessun’altra, mai!

La mia religione mi piace... È quella che mi hanno trasmessa

i miei, e anch’io la trasmetto ai miei figli... Ah, sì:

prima, andate a messa, davanti a noi genitori: poi, fate

quello che volete... Ma la messa, non l’hanno mai persa.

Son proprio contento della mia religione! Tutto è santo: la

famiglia, le nostre cose...

Neanche una briciola viene sprecata a casa mia... Tutto

è sacro: sì, ti parrà strano, ma, per farti un esempio, nessuna

briciola avanza e niente si perde. Niente...

Niente resta, per i figli dei cani; solo per i nostri figli.

Mentre mi avvio per entrare in chiesa a celebrare la
messa, ecco che un vecchio dall’aspetto sporco e abbandonato,

mi si avvicina: “Padre, avrei biso gno...”.

“Eh, anche tu... Ma lo sai quanti? E poi adesso non

posso, devo andare a dire la messa, torna un’altra volta!”.

Già... Niente resta per i figli dei cani... Solo per i nostri figli.